Intervistato da Andrea Sorrentino per Repubblica, Roberto Mancini ha parlato di Gnoukouri, suo nuovo pupillo, dei giovani d’oggi e… dei ricordi.

«Vorrei si tornasse all’Italia e al calcio degli anni ‘80. Stadi pienissimi, con dentro i migliori giocatori al mondo. E avevo 20 anni, per forza li rimpiango…». 

Lei nei ragazzi crede sempre, altrimenti non avrebbe lanciato Gnoukouri, 18 anni, titolare nel derby… 

«Lo vedo allenarsi con la prima squadra a novembre, io appena arrivato: non mi piace. Due mesi dopo, al Viareggio, gioca una partita perfetta. Lo faccio tornare con noi. Mi piace, lo lancio. Può diventare un grande giocatore. I giovani sono il nostro futuro, aiutiamoli». 

Però sono molto diversi da trent’anni fa. 

«I calciatori giovani sono come i bambini di oggi: hanno tutto subito, forse è anche colpa nostra che li viziamo. Per noi, il regalo a Natale di un vero pallone, profumato di cuoio, era una conquista meravigliosa. E che euforia potersi allenare con la prima squadra, arrivare per tempo al campo, prepararsi, concentrarsi, emozionarsi. Io ero in A a 16 anni ma avevo un rimborso spese da 90mila lire al mese… Fare il calciatore è la cosa più bella al mondo». 

E non è neanche il lavoro più duro che ci sia, no? 

«Ma per favore… La giornata media dura al massimo 4 ore: due di allenamento, tutto compreso, più andare e tornare. Fai il lavoro che tutti i bambini sognano e ti pagano anche. Non si può avere il muso».